Lettera dal Coordinatore

GIOVANI ED ASSOCIAZIONISMO
-Cosa succederà?-
Oggi siamo circondati da tecnologie diverse che portano i giovani a dedicare molto più tempo alle varie attività da svolgere: lavoro, studio, ecc., e a lasciare da parte tutto ciò che ora non è più prioritario, e che una volta non solo era importante, ma ha dato un nome alla nostra civiltá: CIVILTA’ UMANA. Il fattore umano é il filo conduttore che unisce e che crea ciò che chiamiamo SOCIETA; è un dato di fatto che l’essere umano si chiuda sempre di più nel vortice infinto della vita moderna dove si dedicano non 8 ore, bensì 14 e anche 16 ore al lavoro e a una miriade di attività quotidiane. Rimangono così più o meno 8 ore di tempo personale, familiare e di riposo, non restando quindi tempo sufficiente per considerare aggruppamenti o societá. Se il nucleo della società è la familia, che oggi giorno viene a fatica costituita, come potrà la società sopravvivere? Come potranno gli uomini raggrupparsi e creare associazioni? Se diamo uno sguardo alle grandi città, il panorama è veramente deprimente, per non parlare delle piccole città, che hanno per così dire adottato il ritmo sfrenato di vita tipico delle metropoli.

Ma come dice un vecchio proverbio: “Quando Dio chiude una porta, apre sempre una finestra”. Dobbiamo allora guardare da questa finestra per trovare una soluzione. Fermiamoci quà, e analizziamo un po’ le possibilità. Anche se il fatto della difficoltà di raggrupparsi è reale e tangibile, l’essere umano si rifiuta di rimanere da solo e pur di unirsi ad altri esseri umani ruba tempo dove può, a che dire al dio greco Morpheo, il sonno; questo porta a pensare che il tempo investito con gli altri esseri umani, che d’ora in poi chiameremo “amici”, è molto pregiato. L’essere umano, chiamamolo d’ora in poi persona, deve mettere in bilancio le priorità legate alle attività della vita, al lavoro, allo studio, alla famiglia, agli amici, alla società. Questi fattori sono in pratica quelli che determinano se una persona il giorno d’oggi appartenga o meno ad un gruppo di amici, ad una associazione culturale, sociale, intellettuale, o commerciale.

La realtà veneta non scappa da questo e deve, purtroppo, rivalutare le sue fondamenta. Le associazioni storiche e quelle all’estero sono state create come base di una cultura in un mondo che ormai è cambiato o non esiste più. Per questa ragione devono trovare il modo di aggiornarsi per poter sopravvivere in un mondo diverso. Per analizzare questo fenomeno, diamo uno sguardo alla definizione della parola ASSOCIAZIONISMO, e mettiamo insieme gli aspetti vecchi e nuovi dell’associazionismo, in modo da fare un confronto e riuscire a riunire ciò che ha funzionato e ha avuto successo con quanto di moderno e di creativo è stato fatto ultimamente.  Dobbiamo imparare dai nostri antenati!; la storia dimostra come le civiltà che sono sopravissute sono quelle che si sono evolute, che si sono adeguate ai tempi ed hanno lasciato spazio alle nuove generazioni adeguatamente formate. Se applichiamo questo principio anche alle associazioni, queste non solo manterranno una certa continuità ma saranno oggetto di una logica evoluzione. 
Le associazione giovanili sono definite molto vagamente all’interno del concetto di associazionismo. Il primo passo è dar loro una definizione precisa e chiara in modo da costituire delle basi, e renderle solide anche per un futuro a lungo termine. Queste associazioni sono composte in maggioranza da “giovani” con più di 30 anni. Questi “giovani” in  molti casi sono imprenditori, manager, direttori aziendali, e anche impiegati con una fitta agenda di impegni. Ma hanno visto un futuro attraverso le associazioni; e nella maggior parte dei casi sono pronti ad assumere posti di riguardo dentro alle stesse associazioni, sia in quelle storiche che in quelle all’estero. Tuttavia, pur avendo una generazione pronta ad assumere nuovi incarichi, la generazione precedente non vuol ritirarsi e andare in pensione. Se questo è il caso, ed è spesso così, cosa accadrà ai dirigenti che sono ancora in carica e che oramai hanno superato i settanta anni? Che succederà con i nuovi dirigenti? Cosa ne sarà delle associazioni giovanili stesse, prive di nuove leve idonee a svolgere il loro compito? Questo è il vero dilemma che affronta l’associazionismo, e non solo nella regione Veneto.
Come si diceva precedentemente, il problema deve risolversi non solo nel ridefinire l’associazionismo come concetto, ma, come fine e/o scopo! Oggi giorno le associazioni vanno avanti con una idea concettuale rivolta all’ambito culturale. Questo deve evolversi verso l’istruzione ed il commmercio. Se diamo un sguardo agli ultimi quaranta anni della storia dell’associazionismo, quando nacquero le prime associazioni, le persone coinvolte erano costituite da immigrati che pur essendo veneti si sentivano molto lontano dalla loro terra. Pur avendo raggiunto presto una certa stabilità sia economica che familiare, questi veneti si sentivano persi e abbandonati, accomunati da una forte nostalgia per il loro paese. E’ per questo che si sono riuniti e hanno formato gruppi, suddivisi per etnie; ogni volta che si incontravano ritrovavano la familiarità delle parole, dei gesti, delle usanze e dei costumi, e della cultura infine. 

Oggi giorno, però, le necesità sono diverse, non solo per il fatto che la società sia cambiata, ma anche perché i figli e i discendenti dei primi immigranti vedono l’associazionismo, in maniera diversa, e non solo per la preparazione più elevata. Ci sono infatti altre esigenze ed altri scopi nella vita. Non dimentichiamoci che tra queste generazioni c’è un mare di differenti necessità; mentre la prima lottava contro la povertà per migliorare le sue condizioni economiche, quella nuova lotta per un miglioramento non soltanto professionale ma anche comunitario: il bene della comunità è anche il bene del individuo. Si deve considerare che la generazione giovanile all’estero ha dovuto vivere fra due culture, quella propiamente veneta e quella del paese dov’è nata, che varia da nazione in nazione. Dovuto a questo, i nuovi associati portano due germogli diversi di cultura, aprendo cosi altre prospettive per il futuro delle associazioni; un futuro diverso da quello che i loro progenitori, e fondatori delle stesse avevano in mente. Il fattore culturale per le nuove generazioni non è più intriso di nostalgia come quello della generazione precedente, ma è un groviglio di radici su cui costruire un futuro migliore. Ed è proprio così che le nuove generazioni di associati cominciano ad avere rapporti con la terra dei loro padri, e a darne un senso non solo culturale, ma anche economico-commerciale. Il commercio fra il Veneto e altri nazioni sarà, se non lo è già diventato, il sostegno delle associazioni, prodotto di una evoluzione naturale dei rapporti fra gli umani che è vincolato alla Regione Veneto fin dai tempi della Serenissima. Se il commercio è l’evoluzione naturale delle associazioni, rimane da stabilire in maniera solida quale sarà il loro ruolo in questo nuovo “link” tra Veneto ed estero. Potremo pensare che è proprio questo il nuovo ruolo delle associazioni: essere il legame tra le Camere di commercio del Veneto e quelle all’Estero, senza però dimenticare, o meglio, senza perdere il ruolo iniziale di salvaguardia e di divulgazione della cultura veneta in tutto il mondo. Se tutte le associazioni, comitati e federazioni, sia storiche che estere, capissero questo fatto, il passaggio da una generazione di dirigenti ad un altra più giovane sarrebbe istantaneo e normale. Purtroppo sono molte poche le associazioni, comitati, federazioni che hanno capito questo e, così, rischiano velocemente di scomparire nel nulla.

La soluzione ad questo gravissimo problema non è facile. Tuttavia, attraverso corsi formativi per i nuovi dirigenti dedicati non solo all’associazionismo e alla professionalità, corsi informativi e di formazione per dirigenti  di ruolo, consultazioni – forum - seminari dedicati al futuro delle asociazioni, e progetti, si potrebbe creare un interesse ad appartenere a queste associazioni,  che guardano al futuro e non più solo al pasato. Dobbiamo vivere nel presente traendo insegnamento dalle esperienze del passato, per costruire un futuro. Oggi giorno le associazioni del Sud America lavorano strenuamente per creare questi corsi, ideare progetti, organizzare seminari, forum, che sono un esempio per altri comitati e altre federazioni. Se tutte le associazioni e i comitati si unissero in questa direzione, si potrebbe creare una Banca Dati, cui tutti potrebbero accedere e utilizzare con profitto per il futuro dell’associazionismo. Il comitato e il coordinamento dei giovani veneti potrebbe essere lo strumento iniziale di questa Banca Dati , sotto il patrocinio della Regione. Per essere efficiente la Banca Dati deve basarsi sull’anagrafe regionale. Durante la Consulta Regionale di Novembre 2007 è stato presentato il piano Triennale, in cui uno dei punti discussi è stata di finire la elaborazione del programma anagrafico regionale. Questa informazione potrà dar vita a corsi, a progetti, a seminari, e a forum adeguati ai vari gruppi, suddivisi per età e necessità.

Per concludere, dobbiamo sottolineare l’importanza di risvegliare le associazioni storiche e quelle presenti all’Estero, rendendole consapevoli del pericolo di scomparire che corrono, se non assumono il compito di aggiornarsi e di unirsi,  attraverso i progetti e i programmi delle federazioni e comitati che hanno avuto e che continuano ad aver successo, nell’adeguarsi ai nuovi tempi. Incorporando inoltre anche i giovani all’interno del comitato e del coordinamento dei giovani veneti; e per ultimo con l’aiuto e la collaborazione di tutti i veneti presenti all’ estero ed in Italia per concludere il proggetto anagrafico regionale.

Elaborato da:
Arch. Richard Cavallin
Coordinatore Comitato Giovani Veneti all’Estero (2006 – 2008)
Editato:
Dott.sa Monica Cavallin

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