Prima Conferenza dei giovani Italiani nel Mondo

Dall’ 8 al 12 Dicembre del 2008, è stata realizzata la Prima Conferenza dei giovani Italiani nel Mondo, nella sede della FAO (Organizzazione per l’Agricoltura e l’Alimentazione della ONU), a Roma, Italia; organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e promossa dal CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). Cinque giovani hanno avuto l’opportunità di parteciparci, eletti come rappresentanti del COM.IT.ES (Comitato dei rappresentanti degli Italiani all’Estero) della Circoscrizione Consolare di Cuyo (Argentina), tra i quali, me stessa. Gli eletti sono stati: la Farmacologa Natalia Mac Intosh Antonietti, Marco Bravin, l’ Ing. Carla Martelli (di San Rafael, Mendoza), il Tec. Javier Manini (di San Juan) e chi firma questo articolo, l’Avvocato M. Celeste D’Inca.


Nata da un progetto che impiegò otto anni nel venire alla luce, la Conferenza è stata il punto nevralgico per tracciare le nuove prospettive nei rapporti che il Governo Italiano avrà con i quasi 50 milioni di cittadini della penisola che si trovano sparsi in tutto il mondo.

Divisi in cinque Commissioni dove abbiamo abbordato gli argomenti: Il Mondo del Lavoro; Identità, Lingua e Cultura, Rappresentanza e Partecipazione, e per ultimo Informazione  e Comunicazione. Gli oltre 420 giovani di tutto il mondo, dai 18 ai 35 anni di età, molti di essi nati in Italia ma emigrati dal loro paese recentemente per ragioni lavorative , riuniti nella sede della FAO, abbiamo discusso e riflettuto  il ruolo che, come sintesi di diverse culture, hanno i discendenti di immigranti italiani. Ogni Commissione è stata guidata da importanti specialisti nelle materie di dibattito, e di ognuna di esse è stato elaborato un documento finale che si trova pubblicato in idioma italiano nella pagina del CGIE (http://www.cgie.it/). In ognuno di questi documenti, oltre alle riflessioni, le quali abbiamo concluso dopo lunghi scambi di opinioni; abbiamo proposto una serie di obiettivi concreti per portare avanti in ognuna delle nostre realtà e perché diventino materia di esame nel governo italiano.

La mia partecipazione nella Conferenza è stata nella Commissione d’Identità Italiana nel Mondo: vale a dire di come il cibo, la forma di elaborare il vino, il gelato, la musica, la letteratura, l’abilità artigianale e lo spirito di intraprendenza, e tanti altri aspetti che da un piccolo Paese, sono stati  esportati a tutto il mondo. Più in là di questi aspetti “folcloristici”, noi come rappresentanti latinoamericani, che in ogni momento abbiamo attuato in blocco, abbiamo messo sul tappeto alcune questioni che ci preoccupano, come ad esempio l’indifferenza da parte degli italiani residenti in Italia, verso quelli che abitiamo all’estero; la difesa della cittadinanza italiana come derivata dallo “ius sanguinis”, un riconoscimento a coloro che hanno dovuto lasciare la loro terra per trovare nuovi orizzonti; la rinnovazione generazionale delle nostre associazioni; e la necessità di non essere riconosciuti come cittadini di “classe  B”, ma invece come cittadini italiani con eguali obblighi e diritti.
Capisco che, c’è chi non conosce come è avvenuto il processo storico di lotta da parte della collettività italiana organizzata per ottenere negli anni 70 la possibilità di riconoscimento della doppia cittadinanza, (trattato Argentino-Italiano di doppia cittadinanza in data 29/10/1971, incorporato alla legislazione argentina mediante la Legge del Congresso nº 20.588 dell’anno 1974) e  del diritto al voto degli italiani residenti fuori dall’ Italia per impulso dell’ex Ministro italiano, On. Mirko Tremaglia, pochi anni fa. Questi sono argomenti che scappano alla logica di quello che si conosce come Nazione  nel senso tradizionale (così come lo ha esposto Jean Bodino: un vincolo di persone con un territorio, lingua e cultura comune, sotto uno stesso governo) e non poche critiche sono state suscitate al riguardo, precisamente per chi non capisce che l’Italia può convertirsi nella prima Nazione globale della nostra era.

Difatti, ai pochi giorni di aver partecipato nella Conferenza, un giornale italiano giallista ha pubblicato un’estensa nota dove ha chiamato, a chi ha partecipato della Conferenza, “papponi”. Ha criticato la spesa della realizzazione di questa Conferenza, in epoche di crisi e impulsata dal governo attuale, ma “creata” dal governo anteriore , e a sua volta, ha avallato il ritaglio che il governo di Berlusconi ha fatto, di quasi il 60 % del preventivo destinato a pensioni, assicurazioni di salute e sostenimento delle istituzioni italiane all’estero: scuole, istituzioni d’insegnamento della lingua e la cultura ed enti di rappresentanza politica.

A questo punto è giusto chiedersi: non è a caso stata la gran quantità d’italiani che ha lasciato la loro terra natale, quel che d’Italia ha fatto una Nazione tanto conosciuta in tutto il mondo? Non sono state, in quell’epoca, le “rimesse” di chi ha emigrato, quelle che hanno collaborato per riuscire il “miracolo economico italiano”? Non sono accaso serviti i famigliari che si erano sistemati in altri Paesi come nesso per esportare prodotti? Guardando da questo punto di vista, la famosa considerazione sul fatto che gli italiani all’estero siamo una risorsa umana della quale l’Italia può avvalersi per approfittarne, non è strampalata, e questa risorsa non è stata del tutto approfittata, ne da parte dell’Argentina, ne dalla penisola italica.

Le organizzazioni che riuniscono gli italiani fuori d’Italia in associazioni, federazioni, mutue, centri di studi, fondazioni, università, ospedali, ecc., sono strutture di peso che dovrebbero essere sostenute per entrambi i governi, e incluso promosse.

Non esistono al mondo reti di questo tipo, paragonabili, dove mille di intellettuali, professionisti, commercianti, piccoli o grandi imprenditori, artisti, professori, casalinghe, studenti di tutti i livelli e bambini; si interrelazionano in un lavoro che è volontario, e anche, che prima o poi, porta la sua ricompensa che non sarà economica direttamente, ma che ci arricchisce umana, personale, culturale, politica e professionalmente.
Per questo motivo, la mia ricompensa a questi anni di lavoro volontario, è stata quella di poter partecipare di questo insolito evento, così come lo è stata per tutti quelli che hanno assistito, da tutto il mondo, e la quale sta dando ancora oggi i suoi frutti.

Avv. María Celeste D’Inca - celestedinca@yahoo.com

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